Le
strategie di protezione e conservazione richiedono informazioni sempre più specifiche e dettagliate per identificare le aree con un'
elevata priorità di conservazione e più vulnerabili ai cambiamenti climatici in corso.
Questo nuovo studio, finanziato dall'Università degli Studi di Catania, è stato condotto dai docenti:
Gianpietro Giusso Del Galdo, Pietro Minissale e Saverio Sciandrello del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Catania, e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale
PeerJ con un articolo dal titolo,
Vascular plant species diversity of Mt. Etna (Sicily): endemicity, insularity and spatial patterns along the altitudinal gradient of the highest active volcano in Europe.
Lo scopo della ricerca mira infatti a
(1) produrre un inventario completo e aggiornato della flora vascolare, (2) analizzare la distribuzione delle forme di vita lungo la differenza altitudinale e (3) identificare le zone con maggiior numero di specie endemiche strette, attraverso un'indagine approfondita sui modelli di distribuzione della ricchezza di specie di piante vascolari e dell'endemismo lungo le differenti quote del Monte Etna, identificando così le aree con un'alta densità di endemismo e, infine, confrontare la diversità vegetale dell'Etna con quella di altri territori del Mediterraneo
al fine di capire se l'attività vulcanica influisce sulla diversità floristica.
La Sicilia è considerata uno dei principali punti caldi della biodiversità nella regione del Mediterraneo, con circa 3.250 taxa nativi e naturalizzati(specie e sottospecie), 325 delle quali endemiche strette della Sicilia,
l'Etna corrisponde all'incirca a un terzo della flora siciliana, mentre la componente endemica corrisponde a più di un quinto dell'endemismo siciliano, complessivamente l'Etna, l'unica montagna ad avere un'altezza importante in Sicilia, ha avuto un effetto di risacca su molte specie di clima freddo che altrove in Sicilia non potevano più sopravvivere e alcune di queste hanno avuto l'opportunità di subire processi di speciazione che hanno contribuito al sorgere dell'endemismo sull'Etna.
L'
Etna, situato nella Sicilia orientale, in quanto vulcano geologicamente recente (Tardo Quaternario), è molto interessante per lo studio dei processi di colonizzazione vegetale e dei
meccanismi di speciazione che sono favoriti dal suo importante sviluppo altitudinale (vetta più alta a 3.328 metri s.l.m.), isolamento geografico (cioè insulare sistema montuoso che determina una "doppia insularità"), isolamento geolitologico e, non ultimo, l'incessante attività vulcanica che porta ad una continua creazione di nuove terre spoglie, la presenza di un ricco numero di taxa stretti (neo) endemici, che si verificano per lo più ad alta quota, può essere vista come una delle conseguenze più sorprendenti di tali caratteristiche.
Sulla base dei dati raccolti, l'Etna ospita un
patrimonio floristico complessivo di 1.055 specie, di cui 92 sono endemiche, di notevole valore scientifico-naturalistico con una distribuzione geografica piuttosto limitata, in particolar modo delle 92 specie endemiche,
29 sono endemismi stretti (EE), esclusivi dell'Etna, mentre 27 sono endemismi presenti solo in Sicilia (ES) e 36 sono endemiche dell'Italia meridionale (EI),
le aree con un'alta concentrazione di specie endemiche esclusive sono localizzate in corrispondenza delle fasce bioclimatiche
Oromediterranea (1800-2400 metri) e
Crio-Mediterranea (2400-2800 metri), e nel complesso, l'endemismo etneo evidenzia ancora una volta l'unicità floristica delle alte montagne mediterranee, spiegata dall'isolamento geografico, ecologico e dalla storia geologica, in queste cinture bioclimatiche, le specie hanno una distribuzione irregolare, con una spiccata preferenza per la porzione est del vulcano, questa zona corrisponde ad una delle zone più attive del vulcano soprattutto per la ricaduta delle ceneri vulcaniche e solo in parte per le eruzioni vulcaniche ed è importante notare che questa zona comprende anche i substrati vulcanici d'alta quota più antichi che confinano con la depressione della valle del Bove.
La ricchezza di specie vegetali cresce lentamente fino a 1.000 m, poi diminuisce con l'aumentare dell'altitudine, mentre
la ricchezza endemica mostra un'incidenza percentuale crescente lungo il gradiente altitudinale (attribuita all'aumentato isolamento delle altitudini più elevate), la più alta ricchezza endemica si registra da 2.000 a 2.800 metri, mentre
la più alta ricchezza endemica stretta (EE) va da 2.500 a 2.800 metri, il grado di endemismo dell'Etna, rispetto ad altre zone limitrofe, è inferiore, tuttavia resta importante per numero e con prevalenza di endemismo esclusivo ad alta quota.
Delle 1055 specie, appartenenti a 121 famiglie, le più rappresentate sono Asteraceae (143 taxa, 14%), Poaceae (111 taxa, 11%), Fabaceae (83 taxa, 8%), Caryophyllaceae (54 taxa, 5%) e Orchidaceae (52 taxa, 5%), mentre lo spettro delle forme di vita della flora vascolare indica la prevalenza di terofite (39%), seguite da emicriptofite (29%) e geofite (15%), la sopravvivenza delle cammefite è legata ai substrati rocciosi con suolo sottile e condizioni climatiche forti (vento, neve, gelo, ecc.), la più peculiare, diffusa ed abbondante soprattutto in termini di biomassa, tra queste specie è
l'Astragalus siculus, una specie cammefitica endemica stretta originatasi a seguito della diffusione nell'area mediterranea dell'elemento floristico irano-turanico, questo arbusto basso endemico predomina tra i 2.000 e i 2.700 metri di quota.
Emicriptofite e cammetofite sono forme di vita che si spingono maggiormente in alta quota, localizzate, rispettivamente, fino a 3.000 / 3.100 m di quota, questi ultimi due tipi rappresentano le forme di vita più competitive ad alta quota perché possono sopravvivere a condizioni climatiche ed edafiche inadatte come il manto nevoso, i forti venti e l'erosione o la rigenerazione del suolo come avviene sull'Etna ad alta quota a causa della frequente caduta del tefra.
In conclusione la flora dell'Etna è molto legata al suo isolamento geografico, geologico e climatico, tutti importanti
motori di speciazione che agiscono sui flussi genetici della popolazione vegetale, e la
mappa degli hot spot ottenuta rappresenta un utile supporto per aiutare i decisori ambientali ad
identificare le aree prioritarie per la conservazione delle piante.