La
Riserva Naturale Integrale delle Forre Laviche del Simeto, approvata con decreto dell'Assessorato del Territorio e dell'ambiente del 10 giugno 1991, ma in effetti, non è allo stato attuale formalmente istituita, è nata per tutelare la parte geologicamente più interessante del Simeto, la Riserva ha come obiettivo primario di preservare un lungo tratto del maggiore corso d'acqua siciliano, più volte scavalcato dalle lave etnee che da esso sono state poi scavate ed erose formando suggestive gole basaltiche.
Il
Fiume Simeto è il maggiore fiume siciliano per estensione del bacino idrografico, nasce a circa 10 km a nord-ovest di Bronte, dall'unione del fiume di Cutò, il fiume del Martello e il fiume della Saracena, tutti sgorganti dalle pendici dei monti Nebrodi, subito dopo essere transitato sotto il Ponte della Cantera, riceve il primo notevole affluente da destra: il Troina. Da qui il fiume assume direzione verso Sud, incassandosi in uno spettacolare tratto ingolato costituito da materiale lavico proveniente dalle eruzioni dell'Etna.
Il grande vulcano è infatti vicinissimo, in quanto lo stesso fiume ne lambisce tutta la parte ovest della sua base, giunto nei pressi di Adrano, scorre fungendo da confine tra le province di Catania e Enna ricevendo da destra uno dei suoi principali affluenti: il fiume Salso (da non confondere con l'omonimo fiume della Sicilia occidentale), da alcuni considerato come uno dei suoi maggiori rami sorgentizi, da questa confluenza il fiume prosegue puntando leggermente verso Sud-Est, allargando il proprio letto in ampio greto ciottoloso e lambendo il territorio comunale di Paternò.
Le
forre presentano un notevole interesse paesaggistico e geomorfologico, sia per la caratteristica geometria dei prismi basaltici, sia perché costituiscono il contatto tra rocce sedimentarie e lave etnee, dove l'ingrottato sprofonda tra le lave per decine di metri, il fiume viene superato dall'antico
ponte dei Saraceni, costruito con un'ardita arcata a schiena d'asino, tutta in pietrame lavico misto a calcare bianco.
Il ponte in realtà non è saraceno, ma un misto di diverse opere costruttive: le sue pile tutte rigorosamente dotate di struttura idrodinamica, sono di costruzione romana, probabilmente imperiale (I - II sec. d.C.) ed appartengono alle opere della strada Catina-Centorippe (Catania-Centuripe) che, come riportano diverse fonti antiche, rappresentava la via che collegava Palermo e Catania del tempo, in seguito al crollo venne costruito sulle pile romane almeno un altro ponte, aragonese, che, tra crolli e restauri si è mantenuto sino ai giorni nostri, nei pressi del ponte dei Saraceni, un'area presenta le caratteristiche formazioni d'erosione denominate
"marmitte dei giganti", scavate nella lava.
Un Sentiero molto semplice e suggestivo, ricco di storia, natura e paesaggi.